Non c’è solamente il drammatico conflitto israelo-palestinese e gli spaventosi conflitti africani che obbligano alla fuga milioni di essere umani in un mondo non sempre solidale e disposto a riceverli e a dar loro casa, lavoro e speranza.
Nulla di confrontabile ai nostri turbamenti dovuti alla crisi economica e occupazionale alla vigilia delle vacanze .
Ci sono poi anche conflitti inventati, alimentati da forzature politiche in cui solo demagogia e velleità di supremazia regionale stanno alla base di mobilitazioni armate, rotture diplomatiche e alimentazione di nervose tensione alle frontiere-
Ancora una volta ci sono minacce di rottura delle relazioni da parte del Venezuela di Hugo Chavez nei confronti della Colombia di Alvaro Uribe, presidente uscente il prossimo mese di agosto.
La tentazione di venire alle mani è forte, come forti sono le reciproche accuse: la Colombia accusa Chavez di ospitare i guerriglieri delle Farc ; il Venezuela accusa la Colombia di violare sistematicamente il confine per reprimerle.
Ciò avviene nonostante Trattati ed associazioni continentali come il Mercosur e l’Unasur ( Mercato Comune Sudamericano e l’Unione delle Nazioni Sudamericane di cui fanno parte entrambi i paesi con le loro economie complementari) e difficili tentativi di mediazione del presidente Lula e del presidente Insulsa dell’Oea (l’Organizzazione degli Stati Americani).
Inquietante il quadro che troverà il presidente colombiano subentrante, Juan Manuel Santos, dopo i due turni di quattro anni di Uribe, che – a differenza di Chavez- non ha cambiato la costituzione (come Lula, del resto).
Chavez per poter presentarsi al terzo mandato, ha realizzato il modello cubano della presidenza vitalizia e la velleitaria e maniacale identificazione Simon Bolivar, così coltivando un velleitario sogno di nuovo socialismo bolivariano con l’Ecuador di Correa, il Nicaragua di Ortega ed il boliviano Morales; presidenti tutti che al momento hanno cambiato la costituzione per non sottostare all’obbligo dei due mandati, ma puntare al terzo, al quarto e, infine al modello cubano della presidenza vitalizia, come fossero investiti da un mandato divino !
Non sono i soli: dall’altra parte del mondo, anche lì fra strepiti d’ armi e dichiarazioni di guerra, il vecchio e ormai sessantennale conflitto coreano accenna a riprendere con reciproche esercitazioni militari e minacce di rappresaglie.
Anche qui, con carestie causate da catastrofici fallimenti di politica economica dalla forte impronta stalinista, c’è l’ambizione alla presidenza vitalizia ad impronta comunista-monarchica.
Si rivolge all’esterno l’attenzione della gente (per distrarla dall’incubo della fame e della carestia) indirizzandola sulla guerra, mentre il figlio di Kim il Sung sta per passare al figlio il bastone di presidente.
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