Poco ospitale il “Bel Paese”. La tragica vicenda degli eritrei respinti dall’Italia e schiavizzati da Gheddafi, ci ripropone la drammatica realtà dell’esercito dei rifugiati in fuga dalle guerre e dalla fame. Dal Congo, Afghanistan, Sudan, Somalia, Pakistan, Eritrea, Iraq, sono oltre 40 milioni i nuovi profughi: donne, vecchi e bambini in fuga dalla violenza distruttiva che non lascia scampo. Questa la fotografia che l’Alto Commissariato dell’ONU propone alla coscienza civile del mondo nel rapporto del 2009. Immagine più drammatica dello scorso anno: sono infatti sempre meno coloro che rientrano nelle proprie case; un milione del 2008, solo 250 mila del 2009.
A tale esercito di milioni di rifugiati il nostro paese – paese di storica e massiccia emigrazione – ospita un numero estremamente basso di rifugiati, anche in confronto con agli altri paesi europei. Si aggiunge ora il respingimento da parte italiana dei profughi eritrei consegnati ai gulag libici: un nuovo episodio della poca memoria e del cinismo razzista esistente nel governo del nostro paese. Xenofobia largamente condivisa dalla gente comune che guarda ancora allo straniero come a un diverso che ruba lavoro e, talvolta, solo come un potenziale delinquente.
I fatti di Rosarno, in questo 2010, hanno mostrato, non solo la perdita della memoria da parte di un paese che in 100 anni ha perso oltre 20 milioni di cittadini, fuggiti dall’Italia alla ricerca di una vita migliore, ma anche la punta di un iceberg di preoccupante degrado civile del paese governato dalla corruzione e dal razzismo xenofobo. Di qui le critiche dell’intera Europa e delle Nazioni Unite, per comportamenti che ci coprono di vergogna di fronte al mondo intero!
Le restrizioni alle richiesto di asilo, diminuite dal 2008 del 43% (mentre Obama affronta coraggiosamente il tema del riconoscimento della cittadinanza a oltre 11 milioni di irregolari), il blocco alle richieste dei profughi in fuga da guerre e fame, l’aumento degli immigrati irregolari, effetto delle restrizioni della legge Bossi-Fini, alimenta questi sentimenti di razzismo che sono anche alla base delle penose condizioni nei centri di detenzione.
La puntuale denuncia del presidente del Consiglio Italiano per i rifugiati(CIR), Christopher Hein, afferma che “l’Italia non garantisce più la protezione a chi chiede asilo”… Una dura denuncia suffragata dai dati: 17mila le domande di asilo presentate nel 2009, contro le 31 mila presentate nel 2008, poco più della metà dell’anno precedente! A tutto ciò si aggiungono gli interminabili effetti della criminale guerra americana di Bush in Iraq. Al secondo posto per numero di rifugiati, con quasi due milioni di abitanti, indica Unhcr, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, dall’Irak si continua a fuggire, compresi molti cristiani emigrati per più ragioni in Libano, non ultima quella religiosa.
La forte la denuncia di Shukri Said, scrittrice e giornalista somala residente in Italia, fondatrice di “Migrare” ci ricorda che il respingimento degli eritrei nei lager libici sono tutt’uno con gli affari di Berlusconi con la Libia. Ma non solo con Gheddafi. Si fanno affari anche con il presidente del Sudan, al Bashir, incriminato dall’Onu per i massacri del 2003 nel Darfur, (300 mila morti, 2,7 milioni di rifugiati e sfollati), sul quale pende una denuncia della Corte penale Internazionale per sterminio, mentre nulla si fa per le ex Colonie, Eritrea e Somalia verso, le quali l’Italia ha da tempo debiti storici, politici ed umani.
Incalzano infine anche le denuncie contenute nel rapporto di Amnesty International, quando ricorda che continuano le violenze generalizzate e gli stupri delle donne. Tema questo ripreso dalle associazioni come “Italians for Darfur”, che lamentano che dopo dieci anni l’Italia non ha ancora adeguato la legislazione interna a quella della Corte Penale Internazionale. Questo vuol dire che se al Bashir dovesse venire nel nostro paese non potrebbe essere arrestato!
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