Il Senato ha approvato definitivamente, il 3 marzo, il disegno di legge sul lavoro ( n.1167-b) collegato alla manovra di finanza pubblica. Il sen. Tiziano Treu replica seccamente al ministro Sacconi: “Il testo non è ispirato a Marco Biagi”. In sede di dichiarazione di voto sugli emendamenti riferiti all’articolo 31, in materia di conciliazione ed arbitrato, il sen. Treu (Pd) ha definito la norma in materia di arbitrato sovversiva in senso tecnico di tutto il diritto del lavoro, poiché, a prescindere dalla lesione del diritto riconosciuto dall’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, viene introdotto l’arbitro in equità, svincolato da norme inderogabili di legge, senza possibilità che si ricorra al giudice.
Questo tipo di arbitrato non esiste neanche negli ordinamenti più liberisti, mentre potrebbe risultare proficuo un arbitrato fatto secondo le indicazioni dei contratti collettivi, come già avviene negli ordinamenti più avanti nell’uso di tale strumenti di composizione delle controversie. Ma una cosa è dire questo – ha precisato il sen. Treu – altro è affermare che l’arbitro può decidere anche senza rispettare le norme inderogabili del diritto del lavoro. Da parte della maggioranza è stata addotta l’esigenza di rendere meno rigide alcune norme di diritto del lavoro: ma nel caso in discussione non si introduce un principio di maggiore flessibilità, bensì un arbitrato sregolato in cui il anche singolo può dare mandato all’arbitro di decidere ignorando le norme del diritto del lavoro. Si ignora inoltre un principio fondamentale di tale diritto, fondato sul presupposto che il lavoratore va protetto in alcuni ambiti fondamentali e che tale tutela è irrinunciabile.
Inoltre, ha aggiunto il sen. Treu, per quanto riguarda il pubblico impiego, la norma è sicuramente incostituzionale, perché, se anche in buona fede un arbitro dicesse che una persona può essere promossa o assunta senza concorso passando da lavoratore co.co.co a lavoratore a tempo indeterminato, ciò sarebbe chiaramente contrario all’articolo 97 della Costituzione.
Così come la norma relativa all’arbitrato nel rapporto di lavoro privato, nella quale si prevede che un singolo, da solo e senza l’assistenza dei sindacati, magari sotto assunzione o sotto rinnovo del contratto, possa accettare una clausola compromissoria, appare contraria ai principi della Costituzione che dicono che la Repubblica è fondata sul lavoro, che tutela il diritto al lavoro e, all’articolo 35, che tutela il lavoro in tutte le sue forme.
Nel replicare al sen. Treu, il ministro Sacconi ha ricordato che la norma in discussione è frutto della elaborazione di Marco Biagi, e ha affermato che il tono dei rilievo era tale da indurlo a chiedere di contenere le pur legittime critiche al testo entro la moderazione che si consiglia in presenza di terzi che non hanno mai accompagnato civilmente il dibattito, quei terzi che si sono purtroppo occupati di Marco Biagi.
La dichiarazione del ministro ha suscitato una vibrata protesta del sen. Treu che ha definito non pertinente il richiamo a Marco Biagi, alla cui memoria ha reso omaggio anche a nome della sua parte politica, ribadendo però il diritto di ciascun parlamentare di rivolgere critiche dure, ma rispettose, alla maggioranza, quando si ritiene che vengano coinvolti i principi fondamentali della Costituzione e del diritto del lavoro.
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