“..Senza vendere l’anima, o come direi al bar, il culo…”

Cinquant’anni fa era inimmaginabile pensare che potesse manifestarsi più libertà di critica “sotto padrone” che nel sindacato dei lavoratori. Citiamo due casi molti diversi ma significativi di una tendenza dei cambiamenti profondi della nostra società. Più libertà “lavorando per gli Agnelli..” e cappello in mano e “sindacato padrone” in crescenti casi in “casa Cisl”, come ad esempio documenta da tempo il sito www.il9marzo.it ?

Michele Serra in “Perché non me ne vado”, su Il Venerdì supplemento de La Repubblica, risponde a molte e-mail ricevute con una lunga lettera in cui scrive: ” (…) miei editori, per la cronaca, sono stati, in quasi mezzo secolo di giornalismo, il Partito comunista (il più ingombrante di tutti), il gruppo Espresso, la mitica “Cuore corporation” fatta in casa, la multinazionale televisiva Endemol e la multinazionale americana Condé Nast. Il solo editore che ho rifiutato a priori, per mia irriducibile ostilità, tra l’altro molto precedente la sua “discesa in campo”, è Berlusconi. Per il resto non mi sono fatto mancare niente, né mi sono sentito ingabbiato da alcuno, anche se spesso, come in ogni mestiere capita, ho vissuto conflitti, frizioni, incomprensioni, delusioni. Non vedo perché dovrei rifiutare a priori, come editore, un Agnelli. Dalla direzione della Stampa, proprietà di famiglia ben prima dell’acquisto di Gedi (e ci scrivevano Bobbio, Galante Garrone, Barbara Spinelli, Carlo Petrilli) provengono due direttori di Repubblica, Mauro e Calabresi. Molinari è il terzo. Lo stesso Lemer è stato vicedirettore della Stampa per qualche anno. Nessuno ha mai pensato che “lavorare per gli Agnelli” abbia significato, per loro così come per altri, vendere l’anima, o come direi al bar, il culo. (…)”.  per leggere il testo integrale aprire l’allegato

Il sito www.il9marzo in “Storie di un sindacato che va in Tribunale contro gli iscritti” scrive quanto segue. “A giugno si terrà un’udienza del processo che vede nove iscritti della Cisl imputati aseguito di una querela di un ex segretario della locale Ust Cisl, confermata dal suo successore. Si tratta del caso di cui abbiamo già parlato scoppiato nella Fai*Assedelpò, con la componente mantovana che si è sentita massacrata nella fusione con Cremona, e con alcuni iscritti che hanno protestato pubblicamente per questo. Finendo in Tribunale come unica risposta. Al riguardo, pubblichiamo l’articolo di Silvano Maffezzoni uscito sulla stampa locale, e ribadiamo di sempre essere disponibili a pubblicare qualsiasi correzione, smentita o risposta da chiunque altro. E non è solo una formula di rito, né una cautela avvocatesca, ma è la linea che ci siamo dati dall’inizio, perché noi stimiamo la democrazia ed il libero confronto. Alle considerazioni di Silvano Maffezzoni, che ci sembrano assolutamente convincenti (lo diciamo perché il libero confronto si fa prendendo posizione, e noi la prendiamo anche questa volta), ne aggiungiamo un’altra, che riguarda la politica delle querele e/o costituzioni di parte civile ritirate e confermate dai dirigenti della Cisl. Quando si tratta di chiedere soldi agli iscritti, come qui o a Verona contro un iscritto dipendente dell’Inps (chi si costituisce parte civile chiede dei soldi), la Cisl va avanti. Quando si tratta di un uomo di fiducia interno all’organizzazione, come è successo a Napoli, si ritira la querela. E quanto ai probiviri, evocati da Maffezzoni nel chiedersi come mai la Cisl affida una controversia interna al giudice esterno, ci vengono in mente due spiegazioni possibili. La prima è che la giustizia interna è ormai così squalificata da rendere inutile il suo pronunciamento La seconda è che i probiviri non possono condannare al risarcimento del danno, quindi il ricorso a loro non porta soldi. * – Federazione Agricola Alimentare Ambientale Industriale Italiana – Cisl vedi www.il9marzo.it

Per maggiore informazione sui casi citati aprire gli allegati

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