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CARO RENZI RIFLETTI... N.Cacace - ripresa senza occupazione -

PostDateIcon Lun, 22/09/2014 - 23:00 | PostAuthorIcon Redazione

Caro Renzi, culle vuote e crescita dello zero virgola non producono l'occupazione necessaria. Risk of a jobless recovery, è il titolo dell´ultimo rapporto del Bit, l´organizzazione per il lavoro dell´Onu. Il rischio di una ripresa senza occupazione dovrebbe preoccupare Renzi almeno quanto la crescita, perché capita sempre più spesso che ci sia crescita senza occupazione ma anche occupazione senza crescita. Germania et alias docent.

Dall´avvento della globalizzazione, la crescita mondiale del 3% l´anno si realizza con crescita dei paesi emergenti del 6% e dei paesi industriali intorno all´1%. Con questi tassi e con la rivoluzione elet tronica che taglia lavori più di quanti ne crea, solo crescendo nei servizi e facendo speciali politiche pro labor nei paesi industriali è possibile difendere i livelli occupazionali.

La Germania è l´esempio più riuscito di queste nuove politiche, come la Kurzarbeit, orario corto, sostituzione degli straordinari con la borsa delle ore, contratti di solidarietà difensivi per evitare licenziamenti ed offensivi per aumentare l´occupazione, indennità di disoccupazione legate al reimpiego obbligatorio, pensionamento progressivo, part time incentivato. Politiche introdotte in Germania dal governo Shroeder col pacchetto Hartz 2003-2005 e che hanno consentito al paese di difendere l´occupazione anche in periodi di crescita negativa. Sintomatico il 2009 quando con un pil negativo del 5,5% il monte ore calò da 60 a 58 miliardi ma l´occupazione non calò perché si operò una redistribuzione del la voro.

Nel periodo 2000-2013 la Germania con una crescita inferiore all´1,5% annuo ha addirittura aumentato l´occupazione di quasi il 10% ed il suo tasso di occupazione è passato oltre il 70%.

La Germania non è l´unico caso di successo di politiche occupazionali speciali, Austria, Olanda, Francia, Finlandia, Svezia, Norvegia, G.B., sono altri casi emblematici di paesi che adottando specifiche politiche del lavoro, sono riuscite a difendere i livelli occupazionali in periodi di bassa crescita. A differenza dell´Italia, che nel periodo 2000-2013, con lo stesso basso tasso annuo di crescita del Pil intorno all´1%, otteneva risultati opposti, riducendo l´occupazione ed aumentando la disoccupazione, soprattutto quella giovanile. Perché? Perché l´Italia ha fatto politiche sbagliate puntando sulle quantità e non sulla qualità, con politiche anti labor, agevolando gli straordinari, facendoli pagar e di meno, finanziando col contagocce i contratti di solidarietà, aumentando l´età pensionabile a 67 anni, rifiutando la pensione progressiva (chi può e vuole ritira prima con pensione ridotta), etc.

E l´Italia ha una durata annua del lavoro di 1800 ore contro le 1500 dei paesi citati (dati Ocse), che significa il 20% di orario in più, che significa 4 milioni di potenziali occupati in meno.

Caro Renzi, la crescita va ricercata con tutti i mezzi possibili ma non ti illudere che la ripresa possibile dello zero virgola, possa produrre gli effetti occupazionali che servono all´Italia per tornare in Europa, da cui ci dividono 10 punti percentuali del tasso di occupazione, cioè 4 milioni di posti lavoro.

C´è da aggiungere un´altra considerazione, gli effetti della bassa natalità italiana e conseguente invecchiamento sono elementi nettamente contrari alla crescita. Domanda ed investimenti langu ono sempre in paesi vecchi. Non è un caso che nel decennio 2003-2013 Italia e Giappone, i paesi a più bassa natalità e quindi più vecchi del mondo - 45 anni di età media contro i 35 del mondo ed i 25 dei paesi emergenti - siano stati anche quelli col più basso tasso medio di crescita del Pil, 0,8% e col record negativo degli Ide-in, investimenti diretti esteri, intorno allo 0% del Pil.

Tra i problemi che il paese ha di fronte - la riforma istituzionale e della P.A., la ristrutturazione dell´industria, un forte rilancio dei servizi, turismo e cultura in testa - la denatalità resta il problema numero 1 anche per l´economia. Per rilanciare la natalità dall´attuale 1,3 figli per donna almeno all´1,8 francese, olandese e svedese, occorrono provvedimenti contro il lavoro precario, che impedisce ogni progetto di futuro, detrazioni per i figli più consistenti delle attuali, etc.. Tertium non datur s e si vuole che l´Italia non muoia di vecchiaia.

 

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