Unità rotture, lotte e personaggi
La Moncenisio, storica fabbrica di Condove ora conosciuta come Vertex, in tempo di guerra produceva armi e materiale bellico. Nel 1970 i lavoratori, dopo un prolungato lavoro del gruppo non violento valsusino che nella fabbrica faceva capo ad Achille Croce, militante della Fim-Cisl, si pronunciarono in assemblea per non produrre mai più armi. In quell’assemblea era presente Alberto Tridente, segretario generale della Fim-Cisl Torinese. In questi giorni, Giulio Cometto, Rsu e membro del Direttivo Fim-Cisl, ha inviato alcune pagine della storia della Moncenisio, dove suo padre fece parte della Commissione Interna, eletto nelle liste della Fiom-Cgil.
Giulio Pastore dimostrò grande coraggio per evitare che la Fim-Cisl diventasse, alla Fiat, un sindacato aziendalistico, privo di solidarietà verso il sindacato confederale, una mera imitazione del made Usa. Nel 1958 Giulio Pastore, allora segretario della Cisl, espulse il leader delle C.I Arrighi, seguì la scissione della quasi totalità dei 114 membri delle Commissioni Interne.Quegli scissionisti fondarono il sindacato aziendale “Liberi Lavoratori Democratici” (LLD), poi divenuto SIDA e oggi Fismic, che è ritornato in auge e detta la linea, dopo la scelta imposta da Sergio Marchionne.
La biografia di Sergio Garavini, uno dei sindacalisti più importanti della CGIL, ben evidenzia il percorso di quel «sindacalismo della classe» che voleva essere autonomo, democratico e unitario. Garavini contribuì molto a far avanzare, negli anni 60 e 70, una sfida importante alla linea tradizionale del sindacato, interpretando un ruolo a tutto campo del sindacalista, per questo politico nel senso di essere costretto, proprio dal suo mestiere, al confronto quotidiano con i bisogni materiali delle persone, a misurarsi costantemente su questioni «politiche», riguardanti la dignità e i diritti delle persone, lo Stato sociale, il ruolo della «mano pubblica».
Lunedì 6 dicembre, al Centro Polifunzionale di San Giorio di Susa, alle 21, conferenza sugli scioperi del 1943 con la partecipazione di Bruno Alpe, Mauro Sonzini e Alberto Tridente.Si tratta di un momento chiave della storia operaia e antifascista Dopo la battaglia di El Alamein e l'eroica resistenza di Stalingrado le sorti della 2a guerra mondiale si sono capovolte: chi attaccava e sembrava inarrestabile, ora è in clamorosa rotta. L'Italia è in ginocchio, oltraggiata dai continui bluff del regime, piegata dalla fame e dai bombardamenti.
35 giorni alla Fiat trent’anni dopo. Si sono svolte nelle scorse settimane numerose serate celebrative del 30° anniversario della lotta dei 35 giorni alla Fiat. Ho inviato questo testo ai miei amici rifondaroli pinerolesi che hanno organizzato il 22 ottobre scorso un incontro cui hanno partecipato, tra gli altri, Marco Scavino e Pietro Passarino. Durante un'assemblea a Mirafiori, Angelo Azzolina ( delegato delle Carrozzerie) disse che di lì a 15 anni alcuni operai non avrebbero saputo che cosa raccontare ai loro figli. Mi rafforzò nella convinzione che stava capitando qualcosa di decisivo.
Mario Dellacqua chiude la sua recensione sul libro “Mondi operai, culture del lavoro e identità sindacali” di P.Causarano, L.Falossi e P.Giovannini chiamando in causa il compianto Renato Lattes che descriveva le “tribù operaie” quando “frullavano” diverse culture di provenienza creando un nuovo melting pot. L'ultima tribù era giovane e scolarizzata, aveva uno sguardo cinico verso professionalità e etica del lavoro, sentiva la musica con le cuffie e anche i maschi portavano orecchino e collana. Durò poco, nota Lattes. Avrebbero potuto “dare un contributo importante di rinnovamento”.
L'Associazione “Biondi Bartolini” non poteva dare titolo più felice al convegno fiorentino del 15 ottobre per rivisitare l'opera del più amato protagonista e interprete del Novecento sindacale e politico italiano. Sintetizzarne lo spirito è per me un cimento arduo. Preferisco proporre un'antologia di frammenti e di suggestioni, rimandando alle relazioni di Chiara Colombino (Foa azionista), di Stefano Musso (Foa e il sindacato) e di Andrea Ginzburg (Foa insegnante di economia).
Mario Dellacqua recensisce l’interessante libro “ Il 1969 e dintorni” scritto da P.Causarano, L.Falossi e E.Giovannini, privilegiando tre focus: l’eguaglianza, la democrazia e l’egemonia. L’egualitarismo è una strategia rivendicativa, mentre l'uguaglianza è un valore universale.Che fine hanno fatto? Nella seconda metà degli anni Sessanta si era formata un’alleanza fra chi diceva di saper lavorare al tornio facendo i baffi alle mosche e chi diceva che abbiamo tutti la bocca sotto il naso. Gli aumenti contrattuali uguali per tutti dell’autunno caldo, del rinnovo contrattuale metalmeccanici 69/70 nascono da lì.
Ad ottobre ci sono stati articoli e seminari per ricordare e riflettere sulla lunga lotta sindacale di trent’anni fa alla Fiat, passata alla storia come “I 35 giorni”. Un dibattito mai concluso. Alleghiamo due articoli di testimoni di quel tempo: Vincenzo Elafro (Fim) e Gianni Marchetto (Fiom). Quella conclusione di certo fu la sconfitta del Sindacato dei Consigli, della figura e del ruolo del delegato come espressione di democrazia diretta ed agente contrattuale in azienda. Permangono invece più valutazioni sul fatto che quella sconfitta non fu tale per chi sostiene la validità di un sindacato con una sua rappresentanza decisionale meno diretta di quel modello.
“Lotte operaie a Torino (1969-1977) L’esperienza dei Cub” è un’opera collettiva i cui autori non chiedono nemmeno che il loro nome sia riportato in copertina. Cesare Allara, Bruno Canu, Vincenzo Elafro, Liberato Norcia, Domenico Staglianò ed altri sono ancora vittime dell’insano principio in base al quale ciascuno di noi magari è anche in gamba, ma da soli non possiamo combinare gran che.
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