RESISTENZA E LIBERAZIONE – 25 Aprile – retorica fuori binario e contendenti –

Retorica fuori binario e contendenti del 25 aprile. Nelle celebrazioni si affaccia sempre la retorica.  Wikipedia  così la definisce “ è l'arte di parlar bene, la disciplina che studia il metodo di composizione dei discorsi, secondo un criterio per il quale a una proposizione segua una conclusione, lo scopo della retorica è la persuasione intesa come approvazione della tesi dell'oratore”.  Prosegue la definizione “ Da un lato, la persuasione consiste in un fenomeno emotivo di assenso psicologico per altro verso ha una base epistemologica: lo studio dei fondamenti della persuasione è studio degli elementi che, connettendo diverse proposizioni tra loro, portano a una conclusione condivisa, quindi dei modi di disvelamento della  verità nello specifico campo del discorso”. Così definita la retorica è una cosa seria. Nei comizi spesso si trova ben altro a proposito di retorica.

La retorica è stata certamente fuori “binario”  quando nelle commemorazioni ufficiali del 25 Aprile si è fatto riferimento ai due marò – trattenuti in India per un processo non ancora avviato dalla giustizia indiana – affermando che gli stessi “ fanno onore all’Italia” o definendoli “eroi”. Sono due militari incappati in una non chiarita vicenda, con morti,  nell’espletamento del loro incarico. Vanno difesi per ottenere un equilibrato e rapido  pronunciamento di un lodo internazionale a distanza di due anni dal fatto, un prolungamento ingiustificato. Va data solidarietà ma è cosa diversa dal definirli eroi.

Ed è ancora retorica fuori luogo accostare coloro che chiedono a gran voce il ritiro o il forte ridimensionamento del programma degli F-35 ad un anacronistico antimilitarismo, al coloro che negherebbero la necessità di un’elementare esigenza di difesa.

All’Arena di Verona, 13 mila militanti di Pace e Resistenza  si sono ritrovati per sostenere “Una Difesa civile senza armamenti” ( allegato) per una difesa senza violenza ma non a mani nude. Lidia Menapace, staffetta partigiana e oggi lucida  novantenne dichiara: «Possono coincidere la lotta contro i nazifascisti e gli ideali non violenti? Guardi, io non ho mai voluto armi, non ho nemmeno imparato ad usarle. Ma portavo addosso il plastico, per far saltare i ponti e fermare le truppe naziste. Perché la violenza è monotona, la non violenza è creativa e sorprendente ».

All’Arena di Verona lo striscione più grande lo dichiara dal primo momento: la Resistenza oggi è questa, si chiama campagna per la pace. E dietro le bandiere arcobaleno e gli slogan contro i cacciabombardieri non c’è più solo il popolo dei movimenti, variopinto e scoordinato.

Sono certamente  “fuori” binario le troppe assonanze che alcuni movimenti di contestazione “si attribuiscono” con i partigiani della Liberazione del 25 Aprile 1945.

Su questo ha scritto un efficace editoriale Michele Serra “ I contendenti del 25 aprile” pubblicato su La Repubblica del 26 Aprile (allegato). Così inizia È stato un 25 aprile nervoso, e questa non è una novità. È almeno dai primi anni Settanta che la festa della Liberazione è (anche) occasione di attrito tra “ufficialità”, vera o presunta. E vivaci  movimenti che valutano di essere “i veri partigiani”, a volte rubando la scena ai reduci sempre più vecchi, sempre più fragili e sempre meno numerosi di quella guerra giusta e vittoriosa. Ma quest’anno il nervosismo ha assunto le forme, davvero molto contemporanee, di uno sbriciolamento tipicamente “local”, che nel nome delle cause più varie, alcune nobili alcune abbastanza stravaganti, ha inteso rivendicare la Resistenza come una cosa propria, indegnamente usurpata dalle varie autorità sui vari palchi cittadini”.

Prosegue citando episodi avvenuti a Roma, Torino, Palermo e Milano.

Conclude con questa riflessione “Che poi quegli ideali fondativi siano stati onorati oppure traditi, e in quale misura onorati e in quale traditi, è un dibattito decisivo e avvincente; che esistano molte possibili forme di resistenza, alcune del tutto nuove, e la pigra consuetudine democratica non le valorizzi e anzi le inibisca, è pure verissimo; ma insomma, se un giorno all’anno milioni di italiani vogliono festeggiare non “le resistenze”, ma quella Resistenza lì, quella guerra, quella vittoria, la nascita di quella democrazia che poi, con alterne fortune, è ancora la nostra, perché fare di una festa di popolo, cioè di tutti, il proprio cortile politico? Un corteo non è un cortile. In Francia a nessuno verrebbe in mente di salire in groppa al 14 luglio per farsi notare e fare pubblicità alle proprie faccende politiche o alla propria singola lotta. E il 25 aprile è il nostro 14 luglio, il compleanno della nostra libertà. D’accordo, non siamo la Francia. Ma se ci riuscisse, ogni tanto, di essere almeno l’Italia?”.

Allegati

  • I contendenti del 25 Aprile di Michele Serra  La Repubblica 26 -4-14
  • 13 mila all'Arena per la difesa non violenta di G.Cadalanu La Repubblica 26-4-14

Allegato:
i_contendenti_del_25_aprile_serra.doc
una_difesa_senza_armamenti_cadalanu_repubblica.doc

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