«Mi successe una sera all'improvviso, mentre lavavo i piatti e guardavo nel giardino attraverso la finestra. Fu allora che mi venne in mente che tutte le cose più importanti che facevo per la mia vita, quella della mia famiglia e degli altri, non erano pagate affatto o erano pagate pochissimo». Philippe Van Parijs, filosofo ed economista belga, fa risalire a quella intuizione l'inizio degli studi e del lavoro sul reddito universale di cittadinanza. Una suggestione, il recupero di un'antichissima utopia sociale, che poi è diventato il suo cavallo di battaglia, I'impegno di una vita e una rete internazionale, il Basic Income Earth Network. Nella costruzione teorica di Van Parijs, il reddito di base è un dividendo sociale,la ricompensa per quello che ciascuno di noi fa, gratuitamente e quotidianamente, per contribuire alla ricchezza sociale. Quella di Van Parjis è la versione più radicale, estesa e utopistica di un carnet di proposte di sostegno monetario pubblico alle persone o alle famiglie, che in questi mesi molti sono tornati a sfogliare. Dai giganti della tecnologia della Silicon Valley, dove è nata un'impresa per sperimentare il reddito garantito su un piccolissimo numero di 100 persone; al governo finlandese, che dall'inizio del 2017svolge analoga sperimentazione su un campione di 2000 cittadini (…) per continuare aprire l’allegato
Nota - Anche in questo interessante articolo, come in recenti talkshow televisi, si cita la proposta di legge del M5S in modo generico, con ciò alimentatno l'idea che la stessa sia scollegata dal rapporto con il lavoro e la ricerca dello stesso; questo nesso invece è ben presente nei primi articoli di quella legge. In un prossimo articolo illustreremo le ipotesi sulle quali si discute spesso solo per titolo.
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