IL LAVORO CONTA POCO? – elezioni 2013 – piani Confindustria & Cgil

Il 23 gennaio la Confindustria ha presentato il suo piano per la crescita. Tra le sue proposte 40 ore di lavoro in più pagate il doppio. Prevede investimenti e mobilitazione di risorse per 315 miliardi in 5 anni. Ha inserito un po’ inaspettatamente anche l’aumento di 2 punti percentuali sull’Iva per reperire parte delle risorse da dedicare al taglio dell’Irpef e cuneo fiscale, suscitando la vivace protesta di settori industriali (Centromarca e Federalimentare), Rete Impresa Italia, per l’effetto depressivo aggravato dal fatto che siamo in recessione. Al termine del quinquennio la Confindustria, con le misure proposte, prevede 1,8 milioni di posti. (vedi allegato).

Il 25 gennaio la Cgil ha presentato il suo Piano per il Lavoro che prevede investimenti e risorse stimate in 30-45 miliardi nel triennio 2013-2015 che prevede una crescita dell’occupazione del +2,9% e del Pil del + 3,1%. Le risorse servono per la creazione diretta di posti di lavoro ( 15-20 miliardi), per gli ammortizzatori sociali (5-10 miliardi) e per un “nuovo” welfare ( 10-15 miliardi). (vedi allegato).

Dario Di Vico osserva ( articolo su Corsera 9 febbraio) che siamo il secondo paese industriale dell’Unione Europea ma nella campagna elettorale finora ha avuto il sopravvento il tema delle tasse ( una gara dei partiti ad abbassarle) a scapito del tema lavoro. Segnala che i corposi piani per la crescita della Confindustria e della Cgil sono rimasti al margine di tale dibattito dove « l’idea che sta dominando la campagna elettorale è risolvere tutto promettendo di abbassare le tasse».

Dario Di Vico riporta le dichiarazioni di quei candidati che, per ora un po’ solitari, insistono sul tema del lavoro tra questi Innocenzo Cipolletta, economista già direttore generale della Confindustria,  che ammonisce la politica a non lanciare il debole messaggio che «…la politica economica si fa solo con il fisco».  L’articolo affronta, con dichiarazioni di candidati, lo stato del dibattito politico di queste settimane insistendo sul fatto che “lavoro e impresa contano poco, un quarto del Pil è fuori dalle urne”. ( vedi allegato)

Qualcosa che si avvicina ad un programma per il governo è emerso nel centro-sinistra; c’è augurarsi che s'insista nell’approfondimento perchè il lavoro e l’occupazione diventino le notizie choc dell’ultima fase della campagna elettorale. A Torino ( 8-9 febbraio) PierLuigi Bersani ha precisato cinque punti per qualificare il programma del centro sinistra per il lavoro: al primo punto il rafforzamento finanziario delle imprese, pagando con titoli del Tesoro i crediti arretrati delle piccole e medie imprese nei confronti della PA; al secondo punto c’è un grande piano di piccole opere che realizzino gli enti locali con una deroga al Patto di Stabilità interno, soprattutto con interventi per  riqualificare scuole e ospedali; il terzo punto, è dedicato a un rilancio dell’economia verde, di progetti per l’efficienza energetica e riqualificazioni degli edifici a fini ambientalisti; il quarto punto, lo sviluppo della banda larga  per portare l’Italia a livello di alte realtà europee; il quinto punto, un piano Industria 2020 che prevede aiuti alle imprese anche attraverso il credito d’imposta per la ricerca, per rilanciare l’innovazione e il made Italy . ( vedi allegato)

Molti contenuti programmatici per un'alternativa ai programmi liberisti si possono trovare sul sito www.sbilanciamoci.info

Anche il Movimento 5 Stelle insiste sull’energia e green economy, e nel primo incontro con gli imprenditori ( a Treviso il 9 febbraio), Grillo-Casaleggio hanno proposto di eliminare l’Irap e di rendere obbligatorie esperienze di tirocinio nelle aziende ai ragazzi che escono dalla scuola dell’obbligo.

Seguono sei allegati

Allegato:
la_ripresa_e_possibile_confindustria.pdf
un_progetto_di_qualita_per_la_cescita_confindustria.pdf
piano_del_lavoro_cgil_gen13.pdf
sintesi_piano_del_lavoro_gen13.pdf
il_lavoro_conta_poco_divico.pdf
i_cinque_punti_di_bersani_per_il_lavoro.doc

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