Alberto Alesina nell’editoriale “I ceti medi pagano il conto della crisi”, su il Sole del 27 marzo, afferma che i paesi ricchi hanno pagato, molto di più dei paesi emergenti, la crisi economica e finanziaria esplosa negli Usa nell’autunno del 2008. S’interroga su “chi ci ha rimesso di più, i ricchi o i poveri?”, afferma che la risposta non è facile, che “solo fra qualche anno avremo un quadro più chiaro”. Nel fluire del ragionamento ricorda che “la disuguaglianza aumenta perché la disoccupazione colpisce di più i ceti meno abbienti” ma forme di “welfare pubblico in Europa riducono, e di molto, i costi sociali della disoccupazione, per lo meno in Paesi dove lo Stato sociale funziona bene”. Da buon liberista non si dimentica di ricordare che “Quindi i disoccupati di oggi sono ben più protetti di quelli della Grande Depressione del 1929”. Per l’Italia aggiunge “ il nostro sistema di welfare è inefficiente e sbilanciato troppo sulle pensioni rispetto, per esempio, a quello dei Paesi nordici..”. L’editoriale così conclude “Insomma, la risposta che possiamo dare alla domanda posta all'inizio è che a livello mondiale la disuguaglianza è probabilmente scesa, ma all'interno di ogni Paese non lo sappiamo ancora (e in ogni caso ci sono situazioni molto variabili), data la complessità di misurazione dei flussi di reddito generati dalla crisi stessa”.
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