Martin Sandbu, del Financial Times, in Da Lenin e Lehmann, pubblicato su L’Espresso (v.allegato), commenta due ricorrenze: un secolo dalla Rivoluzione d’Ottobre e dieci anni dal caso Lehmann, che ha generato la crisi mondiale finanziaria non conclusa. Spiega che i due anniversari epocali hanno in comune: illusioni, menzogne e tradimenti su quanto avevano promesso se si fossero seguiti determinati indirizzi politici e economici. Un articolo che ben alimenta in positivo il senso critico. Le cause che hanno portato al fallimento della Lehmann con tutto quanto ne è conseguito sul piano mondiale non sono per nulla risolte, anzi.
La crescita della diseguaglianza ha superato la soglia critica in molti paesi il cui sistema economico si regge principalmente sui consumi di massa e si registra una pluriennale non crescita, se non addirittura decrescita, dei redditi. Sviluppare il mercato del debito privato (in particolare per l’acquisto delle case) e di creare un sistema complesso di cartolarizzazioni dei derivati del credito è stata la “scoperta” della finanza mondiale. Così si sono generate “bolle” poi scoppiate e altre sono possibili.
Giulio Tremonti, già super ministro nell’ultimo governo Berlusconi, afferma in una recente intervista (v.allegato) che i problemi di allora sono ancora tutti lì, anzi si sono accentuati. Alla prima domanda risponde così «Nel 2007 l’eccesso di liquidità fu la causa della crisi, con i prestiti subprime e i prestiti Ninja. C’era un eccesso di finanza incontrollata. Rispetto ad allora ci sono due differenze. Quantitativamente: i numeri del 2007 erano eccessivi, adesso sono esplosivi. Qualitativamente: tra i soggetti della finanza è in atto un’incredibile, accelerata, mutazione della specie». (...)
Leonardo Becchetti, su L’Avvenire” in “Per non fare il bis” elenca le coe che richiedono urgenti risposte (v.allegati)
Il sindacato? Ha scritto documenti sul problema, ma non possiede al momento una strategia, che non può che essere unitaria stante la complessità del problema e la contrapposizione con poteri davvero forti come quelli che si sono installati nella finanza, che opera anche senza soldi reali.
La sindacalizzazione nel settore bancario-assicurativo e tra le più elevate Italia ( 55%, secondo una ricerca pubblicata su www.ildiariodellavoro.it). Sarà possibile un risveglio della strategia confederale? Una banca solo per gli investimento e l’erogazione del credito mirato per fare avanzare determinati settori? Sostenere le banche etiche? Oggi l’afasia sindacale su questo decisivo campo è palpabile.
Tra i 10 allegati troverete anche quello (di M.Longo) che documenta il divario tra la ricchezza mondiale reale e quella finanziaria virtuale, che secondo alcune stime ha superato il rapporto 1 (ricchezza reale) a 8 (ricchezza virtuale, derivati e anche "fuffa". Le bolle sono sempre dietro l'angolo.
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