COME MAI, COME MAI …. – da Financial Times – stipendi & occupazione

I meno giovani si ricorderanno il seguito della frase del titolo “Come mai, come mai, sempre in c…”  con il quale Sandro Brusco scrive sul web un pungente articolo a commento dell’intervista di Fassina, responsabile economico del Pd, rilasciata  in perfetto inglese al Financial Times. In quell’inglese ci sono brutte notizie in arrivo da sinistra per gli operai ed i lavoratori dipendenti? Brusco opta per il avendo trovato inquietante questa frase: «il centrosinistra cercherà un accordo con i sindacati e le imprese: congelare gli adeguamenti di stipendio in cambio di investimenti. Negli ultimi dieci anni gli investimenti nel settore privato sono stati molto scarsi». 

E’ una proposta da rigettare sic e simpliciter, specie in periodo di lunga recessione? Da parecchi anni è ricorrente la prassi dei rinnovi contrattuali ben al disotto dell’adeguamento al costo vita ( perdita costante del potere d’acquisto) in cambio di….volumi crescenti di Cig e di disoccupati, specie tra i giovani. Ed i contratti il più delle volte vengono rinnovati dopo molti mesi della loro scadenza.

Perché non finisca con la poco simpatica allusione del titolo è necessario che tutti noi recuperiamo un pezzo della nostra storia e ne facciamo tesoro con i dovuti aggiornamenti. E soprattutto lo facciano i politici, il sindacato nel suo insieme; a maggior ragione quelli del centro-sinistra che si accingono a dare il cambio al governo Monti.

Correva l’anno 1976. Crisi ed austerità erano vocaboli ricorrenti come oggi. La recessione mordeva meno però. In un clima molto teso si svolsero le elezioni politiche anticipate del 20 giugno 1976, quelle del possibile  "sorpasso" elettorale del PCI ai danni della DC. Le elezioni confermarono una ulteriore avanzata del PCI (34,4%) ma anche un recupero della DC (38,7%) che continuò ad essere il primo partito italiano. Il 26 luglio 1976 venne costituito il III° Governo Andreotti, un monocolore democristiano che passò con l'astensione di PCI, PSI, PSDI, PRI, PLI. Verrà denominato governo della "non sfiducia", o governo "delle astensioni", avendo ottenuto in Parlamento più astensioni che voti favorevoli. Prse avvio il confronto tra DC e PCI  ed in quel contesto il governo Andreotti vara, ottobre ’76,  un inedito blocco degli stipendi oltre gli 8 milioni e del 50% per quelli oltre i sei milioni annui corrispondendo in Bot anziché in denaro gli aumenti contrattuali spettanti, per far fronte ai problemi del bilancio e dell’inflazione crescente.

Dopo il governo monocolore di Giulio Andreotti delle "astensioni" seguirà il IV Governo Andreotti (marzo 78), ancora monocolore, ma con i partiti dell’astensione che entrano a far parte della  maggioranza, compreso il PCI. Il giorno della votazione per l’insediamento di quel nuovo governo le Brigate Rosse ( 16 marzo 78) rapirono Aldo Moro massacrando gli agenti di scorta.

Oggi quei giorni e quelle derive della lotta armata sono lontani. Possono invece ritornare utili ed attuali alcune idee in tema di salari-stipendi-investimenti-bilancio dello stato.

Allora non si bloccò la dinamica degli stipendi ma sopra un determinato livello di guadagno mensile l’entità venne sì riconosciuta ma non corrisposta immediatamente in denaro ma xon Bot a scadenza breve o media.

Se lo ricorda Stefano Fassina? Era insito questo concetto nella sua frase inglese detta al Financial Times?

Nel 2013 con la diseguaglianza di reddito e di guadagni che si è determinata in Italia ( più qui che in altri paesi) sarebbe davvero una cosa di sinistra, utile per tutto il paese e per le imprese, definire una norma per orientare ( anche in modo forzoso)  il risparmio a favore della crescita: tutti i compensi che eccedono un determinato tenore di vita, in rapporto al numero dei famigliari naturalmente, dovrebbero essere corrisposti in Bot ( a scadenza modulata rispetto la quota) vincolati ad investimenti strategici per l’occupazione e per il sociale. 

Così sarebbe possibile evitare l’infausta profezia del titolo di Sandro Brusco

 

Allegato:
come_mai_come_masi_sempre_in_c.doc

2 commenti
  1. mario dellacqua
    mario dellacqua dice:

    La proposta di Fassina mi sembra come minimo sorprendente: non tiene conto che negli ultimi anni lo spostamento di reddito dal salario e dalle pensioni verso rendite e profitti è stato notevole.
    Mario Dellacqua

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  2. toni ferigo
    toni ferigo dice:

    L’intervista a Fassina sul FT è assai ampia. Tocca temi politici oltre che economici, compresi alcuni dei quattro punti di Sandro Brusco, da non confondersi con Sebastiano, economista del gruppo di Modena negli anni 70.
    Il linguaggio dell’articolo è fastidioso e un poco saccente e il titolo altrettanto. Brusco stando alla sua biografia non ha potuto sentire quello slogan. Che lo citi è parte del snobismo di un sito che si chiama ” noises from Amerika ” animato anche da fior di professori e laureati nelle università americane.La proposta di Cassina è certamente discutibile ma pone un bel problema: quale politica salariale? E’ probabile che pensi alla Germania ma l’Italia, è purtroppo, assai diversa.Là i salari sono stati congelati per accordo sindacale. Qui non è davvero possibile.

    toni ferigo

    Rispondi

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