Nella recente visita di stato in Israele Berlusconi ha commesso non solo le tradizionali gaffe, ma ha avvallato ed espresso comprensione per la sproporzionata riposta militare a Gaza, dove sono avvenuti massacri di civili, donne e bambini. Non perde occasione il premier, nelle sue missioni all’estero, per “svergognare” il paese che rappresenta rendendosi inoltre ridicolo con il suo repertorio di bugie, superficialità, teatralità, comprese le barzellette sulla madre di Gesù raccontate alle suore dei luoghi sacri.
La recente vendita di armi americane alla Cina nazionalista di Taiwan[1], apre una nuova inquietante ragione di conflitto, a cui si aggiungono le proteste cinesi per il progettato incontro di Obama con il Dalai Lama. Speriamo siano momentanee. Sono azioni che provocano fibrillazioni fra Cina e Usa, stabilmente ancorati tuttavia all’importante, integrato binomio economico del G2. Certo, rimangono, le profonde divergenze di ordine politico, tra le quali il grave oltraggio al popolo del Tibet occupato dall’armata cinese.
Sconfitte amare del centro-sinistra in Cile e dei Democratici nello stato del Massachusetts. Che dire? Nelle elezioni politiche cilene la destra, vittoriosa al ballottaggio, ritorna al potere dopo vent’anni di governo della Concertaciòn, la coalizione del centro sinistra. Nello stato del Massachusetts viene eletto un senatore repubblicano al posto del defunto Edward Kennedy, ultimo rampollo della dinastia che da 46 anni conquistava quel seggio per i democratici.
Nei primi 11 mesi del 2009 la Cina ha superato la Germania nel valore delle esportazioni, raggiungendo un totale di 748 miliardi di euro, mentre quelle tedesche, che guidavano dal 2003 la classifica del maggiore esportatore, sono al secondo posto con 734,6 miliardi.
Non è stata una "..spendida, spendida Copenaghen" come recita un'antica famosa canzone. I risultati operativi, concreti del vertice momdiale nella capitale danese sono stati un flop,una delusione. Se n’è fatto portavoce Desmond Tutu richiamando i rischi di catastrofe che inconbono sul continente africano se non si realizzano politiche di contenimento del rialzo di temperatura ben più incisive di quelle adombrate nel vertice.
Dubai: la fine di un sogno?
Jessica Scopacasa è una collaboratrice dell'Istituto Paralleli. Pubblichiamo una sua "cartolina " da Dubai.
"Ciò che ha reso grande Dubai, il suo sogno visionario, sembra essersi infranto al passaggio della crisi.
L’emirato si è destato su una dura realtà, stupito e spaventato dalla propria
vulnerabilità".
da Jessica Scopacasa
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