“Non comprate i caccia meglio costruire 185 asili”. Questo il titolo di un articolo di Veronesi su “Repubblica” di domenica 12 febbraio ( in allegato). Articolo giustamente critico per l’enorme spesa: 15 miliardi di euro il costo dei 131 caccia F35 Strike fighter! Il Sipri, il centro di ricerca più autorevole in fatto di ricerca militare, indica in 26,6 miliardi la spesa italiana per la Difesa nel 2010. Al decimo posto nella classifica delle spese militari nel mondo, con la previsione di una cifra analoga per 2011, e al quinto posto tra i paesi finanziatori dell’Alleanza Atlantica della Nato, dopo Usa, Regno Unito, Germania e Francia.
L’esito delle primarie genovesi e la riproposizione di un ragionamento sul Partito Democratico. Clamorosa vittoria di Marco Doria (46%) nelle primarie del centro-sinistra. A distanza le due candidature da novanta del PD. Ha corso da indipendente con il sostegno di Vendola e Don Gallo. Dopo i casi di Milano e Napoli della primavera del 2011 e in condizioni politiche molto diverse, l’evento genovese diventa un vero e proprio spartiacque per il PD. Nato sull’onda della vocazione maggioritaria si trova, forse, a dover ripensare totalmente la propria presenza sul territorio ed anche all’interno del sistema politico italiano che si trova, con il Governo Monti, in una fase di un complessivo riallineamento.
La forza dell’immagine vale ( in positivo) per Mario Monti accolto negli Usa, da Barak Obama e dai media, come nessun altro premier italiano; pesa ( in negativo) per l’articolo 18 per come viene presentato e commentato dai media che ben raramente pubblicano l’intero articolo tanto discusso, che qui alleghiamo. Negativa è anche l’immagine su chi e quanti sono tutelati: s’insite a diffondere l’idea che il reintegro a sanatoria di un licenziamento senza giustificato motivo riguarderebbe solo una minoranza dei lavoratori italiani, in quanto le aziende sotto i 15 dipendenti sono oltre il 95%. E’vero l’opposto, la tutela interessa il 65% della forza lavoro occupata, come ben puntualizza lo studio della Cgia di Mestre.
Sei pilastri per l’economia e l’occupazione. Misurarsi con il governo Monti sul suo terreno non è saggio. Così inizia l’articolo di Guido Viale e prosegue:” Monti comanda ma non governa. Comanda perché i partiti che lo sostengono (sempre più infelici) glielo lasciano fare e gli elettori che essi pretendono di rappresentare non hanno forze né strumenti per fermarlo. Per tutti il movente è unico: la paura di un disastro che non si sa valutare. Ma a governare non è né Monti né l'Europa, ma la finanza internazionale che decide per entrambi…”. Suggerisce di spostare il confronto su un piano diverso, quello dei rapporti che rendono indissolubile il nesso tra ambiente ed equità sociale.
Ancora una volta, pressati dall’emergenza, si chiede ai lavoratori moderazione e disponibilità “per il bene del paese”. Ma questa è la ricetta che viene ormai applicata da molto tempo, con pessimi risultati. La strada per spezzare la spirale negativa è un’altra. A conclusione del suo articolo Alfredo Recanatesi invita ad abbandonare la strada seguita in questi vent'anni di sacrifici per le classi sociali polpoalri, a basso reddito, con pensioni sotto la soglia di povertà, con insicurezza economica crescente per i giovani.
Un consigliere comunale di None scrive che la Lega morirà e sarà seppellita dalle sue figuracce, dai fallimenti della sua partecipazione al governo, dalle promesse non mantenute eccetera. Una profezia, ma non so. E' vero che, come diceva John Maynard Keynes, a lunga scadenza saremo tutti norti. Ma Oscar Wilde ribatteva che è arduo fare previsioni, specie quando riguardano il futuro. Ci andrei cauto.
Proponiamo una scheda di lettura per approfondire i punti di vista sulla ventennale vicenda della Torino-Lione e sulla decennale storia di accordi intergovernativi Italia-Francia, il primo nel 2001 a Torino, l’ultimo a Roma nel 2012 pochi giorni fa. E’ come guardare dentro un caleidoscopio: l’immagine cambia in relazione al sussulto ( tipo d’informazione) impresso.
All’alba del 2 febbraio, alle sette, un’improvvisa morte ha portato via Pino Ferraris, sociologo, studioso del movimento operaio e dei lavoratori tra i più acuti ed intelligenti. Negli anni 60 e 70 è stato un protagonista di primo piano a Torino, nei Quaderni Rossi, nel sinistra del partito socialista e poi alla guida del Psiup e del Pdup. Ha sempre pensato e lottato per un socialismo libertario, un’utopia che pensava realizzabile seppure a lungo termine. Per questo ideale ha sempre operato tracciando tappe intermedie, di qui la sua caparbietà perché la trasformazione avvenisse dal basso, dalla società attraverso conquiste culturali e con forme organizzative radicate nel territorio e nelle fabbriche su modelli consiliari.
Ringraziamo vivamente Renzo Penna che ha protamente accolto l'invito per "scrivi la tua" inviandoci ad integrazione di quanto da noi pubblicato un articolo.
Quando il Presidente del Consiglio Monti sostiene l’equità delle decisioni del Governo con la constatazione che ha scontentato tutti propone un percorso per portare i soggetti portatori di interessi diversi a compromessi, attraverso reciproche rinunce, a favore di un obiettivo primario condiviso. Nel caso del confronto Governo-parti sociali, l’obiettivo condiviso è una maggiore occupazione, le variabili interessate sono la competitività produttiva e le tutele del lavoro, il compromesso finale, nella scelta, tra le diverse alternative, di quelle in grado di meglio conciliare gli interessi di parte con quelli generali. La Nota n. 4 dell’Isril affronta questo scenario.
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